Giulio Paolini, Ciò che non ha limiti e per sua stessa natura non ammette limitazioni di sorta,Torino, In proprio, 1968 (immagine tratta dal link) |
(immagine tratta dal link) |
E' da un pò che non affronto uno dei miei argomenti prediletti: l'arte degli anni Sessanta.
Oggi, in particolare, voglio parlarvi di un libro d'artista molto raro realizzato da uno dei maestri dell'Arte Povera, Giulio Paolini, stampato in proprio in 50 esemplari firmati e numerati.
Al momento non sono riuscita a trovare nemmeno una valutazione, ma è sufficiente far notare che il libraio antiquario torinese Giorgio Maffei lo offre con prezzo a richiesta. Orientativamente potrebbe aggirarsi intorno ai 600-1000 euro.
Ciò che non ha limiti... è costituito da un elenco di nomi e cognomi di persone conosciute da Paolini in ordine alfabetico e rappresenta un ante quem, in termini concettuali, della sua nota opera esposta alla rassegna Il Teatro delle Mostre dello stesso anno (di cui ho già discusso in passato; vedi post).
Il libro viene citato da Germano Celant - che vanta il merito di aver introdotto per la prima volta la definizione di questo prodotto artistico - nel suo libro Offmedia del 1977 (pp.107-73), dove viene ripreso e ampliato il suo articolo di alcuni anni prima dedicato al libro d'artista.
Germano Celant, Offmedia. Nuove tecniche artistiche: video disco libro, Dedalo, Bari 1977 (immagine tratta dal link) |
Nel saggio su questo libro, Celant pone l'accento sul concetto di nome come "segno insignificante (...) termine personale e soggettivo che non possiede alcuna caratteristica universale né linguistica, è solo un termine di caratterizzazione astratta, indissolubile dalla persona" (Offmedia, contenuto in G.Celant, Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione, Feltrinelli, Milano 2008, p.38).
Un commento che rimanda alle teorie della semiotica introdotte dai testi di Roland Barthes, allora molto letto e discusso, che in Italia avevano in Umberto Eco il divulgatore più attivo. Per la semiotica ogni segno presente nella civiltà umana non ha significato di per sé, ma ne viene investito quando entra in un circuito culturale, acquistando anche diversi significati a differenza del contesto in cui si trova. Il segno sarebbe quindi l'espressione di una data cultura e non un elemento universalmente comprensibile.
Nel caso del libro di Paolini, il circuito culturale in grado di interpretare i suoi nomi è molto ristretto, poiché soltanto le persone a lui vicine possono decifrare e comprenderli. Con questo, secondo Celant, Paolini ha voluto esprimere la differenza tra libro d'artista e libro tradizionale (ad esempio il vocabolario o l'elenco scientifico), che non richiede alcuna interpretazione o verifica da parte dello spettatore.
Long time I don't write about one of my
favourite topics: the art of the Sixties.
Today, in particular, I want to talk
about a very rare artist's book realized by one of the Arte Povera
masters, Giulio Paolini, printed by himself in 50 numbered and signed
copies.
I haven't been able to find an
estimation, but it's enough to say that the antiquarian librarian
based in Turin Giorgio Maffei is offering it for a price on request.
Indicatively it may cost 600-1000 euros.
Ciò che non ha limiti... is made by a
list of names and surnames of Paolini's friends, in alphabetical
order, and it's an ante quem, in conceptual terms, of his famous work
showed at the group exhibition Il Teatro delle Mostre of the same
year (about which I've already wrote; look at the post)
The book is mentioned by Germano Celant
– who invented the artist's book's notion – in his book Offmedia, 1977 (pp.107-73), where he revises his old article
about the artist's book.
In the essay about Paolini's book, Celant talks about the concept of the name as a “insignificant sign (…) a
personal and subjective term, which doesn't have any universal or
linguistic characteristics. It's just an abstract
characterization that comes together with the person.” (Offmedia, in G.Celant, Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione, Feltrinelli, Milano 2008, p.38).
A notion which recalls to Roland
Barthes's semiotics theories, very famous in that times, which in
Italy were divulgated by Umberto Eco.
For the semiotic, every sign that
exists in the human civilization it has no sense by itself, but it
obtains it when it enters in a cultural context. It also may obtain
many different meanings in different contexts. So the sign is the
expression of a certain culture and not a universally understandable
element.
In Paolini's case, the cultural context
that is able to understand the names is very restricted, because only
his friends can recognize it. With this work, according to
Celant, Paolini wanted to show the difference between an artist's
book and a traditional book (for example a vocabulary or a
scientifical text), which doesn't require any interpretation or
action by its public.
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