martedì 28 agosto 2012

Fever pitch di Nick Hornby e i bestsellers

Nick Hornby, Fever pitch. A fan's life.
Victor Gollancz, London 1992 (immagine tratta dalla copia in vendita da www.holletts-rarebooks.co.uk/)

Leggendo una recensione del giornalista Will Self (contenuta in London, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2005, p.278) di un'opera stravenduta di Nick Hornby, mi è venuto in mente il mio post di pochi giorni fa sui bestsellers
"Per un sacco di tempo ho evitato di leggere Febbre a 90'. La gente non faceva che ripetermi che non era solo un libro sul calcio, ma io in fondo non ci credevo.
E infatti Self, quando si decide a leggerlo, finisce per trovarlo straordinario e conclude: "è avvincente rimanere affascinato da un libro che si credeva di odiare".
Nick Hornby è uno scrittore che ho amato molto, anche in Alta fedeltà, e credo che il corrispettivo italiano di questo scrittore sia il nostro Ammaniti: schietto, simpatico, toccante.
E a mio avviso, sia le sue edizioni che quelle di Hornby, che per la verità sono già quotate discretamente (una prima edizione di Fever pitch vale già intorno ai 70 dollari), un giorno saranno molto ricercate.

When I red a review by the journalist Will Self (in London, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, Milano 2005, p.278) about an extremely sold Nick Hornby's book, came to my mind my post of few days ago about bestsellers.
"For a long time I used to avoid Fever pitch. People were repeatedly saying to me that it wasn't just a book about football, but I wasn't believing."
And then, when he finally red it, he found it extraordinary and he concluded: "it's exciting to remain fascinated in front of a book you thought you will hate."
Nick Hornby is a writer who I loved a lot, also in High fidelity, and I think that our italian equivalent is Ammaniti: honest, nice and touching.
And I also think that both books, although we have to say that Hornby's are already valuated (a first Fever pitch's edition is already estimated for about 70 dollars), one day will be very sought.

domenica 26 agosto 2012

Le pregiate edizioni di Colette


Quando si entra in questo ormai leggendario negozio di Rue Saint Honoré, si ha la sensazione immediata di trovarsi in un luogo in cui è concentrato tutto lo scibile del cult momentaneo: dalla musica di nicchia, a curiosi oggetti di design, mostre fotografiche di artisti emergenti e edizioni numerate di grande interesse.
Inutile dire che sono quest'ultime a catalizzare la mia attenzione!
L'ultima volta che ci andai mi colpì particolarmente un libriccino in ottavo di colore blu di un fotografo londinese dallo stile eclettico e originale, che mischia immagini dal sapore antico a nature morte molto curiose.  Il suo nome è Peter Watkins.
Il libro, edito in 50 copie numerate e composto da poche pagine, fa parte di una collana di libriccini di fotografi emergenti tutti uguali nell'impaginazione.
Questi testi hanno la particolarità di presentare una foto originale a laser dell'artista incollata sulla copertina (nel testo la cosa non è dichiarata, ma io avevo accanto un fratello molto esperto di fotografia!). Un oggetto davvero interessante, edito da una casa editrice, la francese JSBJ, che promuove l'arte della fotografia.
Purtroppo io me lo sono fatta sfuggire a causa del solito "torniamo a prenderlo dopo".
Per gli indecisi e gli smemorati, se si ha la fortuna di trovarlo ancora disponibile, esiste il negozio online dal quale è possibile acquistare - quasi - tutta la merce esposta nel negozio.

Peter Watkins, LES UNS BLESSENT, LES AUTRES TUENT, JSBJ, France 2012
Concludendo, consiglio vivamente di tenere d'occhio questa "macchina di sogni" che è Colette. 
Non solo per i libri, ma anche per i nuovi talenti della pittura, della fotografia, della musica e di tutto quello che fa tendenza, ma che grazie alla sua qualità, forse avrà modo di sopravvivere a questi tempi di consumismo e sovrapproduzione.

When you enter this now almost legendary shop situated in Rue Saint Honoré, you feel that you are located in a space where is concentrated every cult object of the moment: from unconventional music, to curious design objects, photographic exhibitions of emergent artists and very precious and limited book editions.
No need to say that my attention is all to those ones!
The last time I went I particularly liked a small blue octavo book realized by a photographer from London, who has an eclectic and original style, which mixes old-style images to still-life paintings. His name is Peter Watkins.
The book, printed in 50 numbered copies and composed by a small number of pages, is part of a book series of emerging artists, all same looking.
These texts have the particularity of an artist's original laser photography pasted on the cover (in the text this fact is not told, but I was in my brother's company, who is an expert of photography!).
A very interesting object, printed by the french JSBJ, which promotes the art of photography.
Unfortunately I missed the book because of the usual "we are going to come back to buy it".
For those who are hesitant or absent-minded like me, if you are lucky to find it still available, there is an online shop which is selling  almost everything from the shop.
To conclude, I really suggest Colette, a real "dream machine".
Not only for the books, but also for new talents in art, photography, music and everything cool but which also, thanks to the quality, has a chance to survive the consumerism and overproduction of our days.

L'enigma dei contemporanei

Alessandro Piperno, Proust antiebreo, Franco Angeli, Roma 2000 (immagine tratta dal link)
Niccolò Ammaniti, Branchie!, Ediesse, Roma 1994 (immagine tratta dal link)

Ho sempre nutrito una certa diffidenza nei confronti dei bestsellers degli scrittori i cui nomi sono ovunque, vincono premi e vendono milioni di copie. 
Poi un giorno mi sono detta: proviamo a leggerli, questi bestsellers, e vediamo cosa ne viene fuori.
...devo ammettere che sotterrai l'ascia di guerra già al primo nome notissimo: Ammaniti, di cui ho adorato Branchie!, ma continuerò con Come dio comanda e tutta la narrativa successiva dell'autore.
Poi passai a Piperno, i cui titoli sono sempre troppo complicati da ricordare, ma che il suo stile ti aggancia alla sedia (o sdraio che sia) già al primo capitolo (in questo caso mi riferisco a Con le peggiori intenzioni). È una scrittura molto diversa da quella di Ammaniti, meno ironica, ma più intellettuale. Brillante.
Infine presi in mano Testimone inconsapevole di Carofiglio e trovai che per essere il suo romanzo d'esordio era semplicemente bellissimo... soprattutto verso la metà del libro quando finalmente riesce a intravedere uno spiraglio di luce nel pessimismo che lo attanagliava; si prepara del cibo, mettendo su un buon disco e sorseggiando un ottimo rosso. 
Del resto già Paolo Buzzi diceva che “lo scrittore che non parla mai di mangiare, di appetito, di fame, di cibo, di cuochi, di pranzi mi ispira diffidenza, come se mancasse di qualcosa di essenziale”.

Gianrico Carofiglio, Testimone inconsapevole, Sellerio, Palermo 2002

Insomma, il mio esperimento mi ha dimostrato che questi maledetti bestsellers non sono affatto da tenere lontani con un bastone, almeno non sempre.
Da che mondo è mondo i libri più venduti sono anche quelli più belli, intensi e coinvolgenti (vedi Pavese, Moravia, Pasolini e tantissimi altri scrittori che, pur avendo venduto moltissimo, non sono considerati alla stregua del romanzo da due soldi).
Infine mi sono detta: le prime edizioni di questi scrittori ora sono ricercatissime... perché non provare ad acquistare i testi di esordio di queste giovani promesse e metterli da parte allo scopo di possedere, un giorno, una bella collezione di prime edizioni contemporanee? 
Ma evidentemente qualcuno è arrivato prima di me... e ha avuto la stessa idea.  
Vuoi anche perché sono usciti in tirature limitatissime, e perché chi ama uno scrittore solitamente vuole leggere tutto quello che ha scritto, i testi risultano di difficile reperibilità (almeno per il momento). 
Branchie! nell'editore Ediesse è stato appena venduto su ebay per 20 euro - cifra abbastanza alta se proporzionata a quella di altri romanzi contemporanei nel mercato dell'usato, che giacciono invenduti nei magazzini - e il fatto che abbia subìto sostanziose modifiche nell'edizione successiva accresce la curiosità nei confronti di questo testo. 
Il libro di esordio di Piperno, Proust antiebreo, mi sta creando altrettanti problemi. Il saggio viene citato in Con le peggiori intenzioni, e, se le informazioni corrispondono a verità (o, al contrario si è trattato soltanto di un gioco dell'autore), ha venduto diecimila copie e smosso, con le sue illazioni scabrose, lo snobistico e agguerrito mondo degli studiosi di Proust.  
Per quanto riguarda quello di Carofiglio, il libro ha visto così tante ristampe nello stesso anno che diventa impossibile reperire la prima.
La lista elenca ancora qualche caso del genere e la questione mi fa riflettere da un pò. 
Per quanto durerà questa condizione di irreperibilità?
Accadrà come con Arbasino le cui prime edizioni rispunteranno come funghi circa 40 anni dopo con conseguente svalutazione nel mercato?
Chi vivrà, vedrà...

martedì 21 agosto 2012

Una rarità di Zavattini-Strand

Paul Strand, Cesare Zavattini, Un paese, Einaudi, Torino 1955 (immagine tratta dal link)

Una sola data di uscita per due rarità-culto

Rudolf Stingel, INSTRUCTIONS / ISTRUZIONI / ANLEITUNG / MODE D'EMPLOI / INSTRUCCIONES, Massimo De Carlo, Milano 1989 (immagine tratta dal link)


Maurizio Cattelan, Biologia delle Passioni, Edizioni Essegi, Ravenna 1989 (immagine tratta dal link)
Due artisti di fama indiscutibile, un'unica data di uscita di due testi fondamentali e ricercatissimi.  Fatto che ho potuto constatare di persona sia su Anobii che su Academia inserendoli come testi ricercati o parlandone, e quasi quotidianamente ricevevo segnalazioni di visite della mia pagina.

Rudolf Stingel, UNTITLED (SAROUK), 2006, Stampa su moquette (immagine tratta dal link)




Maurizio Cattelan, Mini-me, 1999 (immagine tratta dal link)
In merito a questi due importanti artisti non spenderò parole, perché non è necessario. 
Voglio soltanto dire che spesso, come avrò modo di segnalarvi in altri futuri articoli (e ce ne sono!), alcuni eventi a sorpresa coincidono cronologicamente, come se vi fosse una predestinazione, una "data già scritta". E io non smetto di stupirmi (vedi il magico anno 1968 del mio post su Pino Pascali di questo blog).
Due cataloghi di mostra-libri d'artista realizzati da entrambi quando non erano ancora nessuno (questa è la loro prima pubblicazione), e che quindi mai ci si sarebbe aspettati di vederli collocati nel mercato antiquario (in particolare quello di Cattelan pochi anni fa veniva ancora venduto a 10-20 euro). 
Del primo, non avendo avuto modo ancora di prenderlo in mano, posso soltanto dire che reca delle immagini di vere e proprie "istruzioni" ad uso dell'artista - come mescolare i pigmenti, tagliare i vari materiali, ecc. - il secondo, invece, credo - non avendolo mai visto - sia una raccolta di immagini risalenti alle tre mostre organizzate alle Galleria Fuxia (Verona), Neon (Bologna) e Loggetta Lombardesca (Ravenna). 
Io li cerco da un po', ma senza successo... se avete  notizie segnalatemele!

lunedì 20 agosto 2012

Gilberto Zorio alla Sonnabend

Gilberto Zorio, Galerie Ileana Sonnabend, Paris 1968

Un altro piccolo (12 x 10 cm) catalogo in mio possesso di un artista poco conosciuto, ma non poco meritevole di figurare tra i fondatori dell'Arte Povera.

Another small catalogue (12 x 10 cm) I've bought: not very known artist, but also not unworthy to be placed between the founding fathers of the Arte Povera.

venerdì 3 agosto 2012

Andy Warhol's "A", 1968

Andy Warhol, A, Grove Press, New York 1968

Quando visitai la casa di un noto studioso e collezionista di libri d'artista, tra le pareti impilate di libri, notai questo volumetto, accompagnato da un altro più grande che ne spiegava gli intenti e ne ricostruiva le vicende editoriali. Il libro ce l'ho anch'io, acquistato circa un anno fa.
Si tratta di uno dei libri d'artista realizzati da Warhol all'apice della sua carriera ed è la trascrizione di un'intera giornata trascorsa da Ondine (in cui appare anche Warhol a colloquio con lui), un protagonista della sua Factory. Le conversazioni sono state registrate tra il 1965 e il 1967: dialoghi, silenzi, rumori. Tutto riportato su carta.
E' la continuazione del processo avviato da Warhol di registrazione del banale, del quotidiano, svuotato di significato e riproposto "così com'è", senza emozioni né sentimenti.
Un pò come fece con le sue fotografie, ad esempio con Orange disaster, 1963.

Andy Warhol, Orange disaster, 1963, Guggenheim Museum, New York
(immagine tratta dal link)

L'obiettivo è "sganciare l'immagine dal significato profondo per consegnarla alla sua superficie simulacrale" (da Arte dal 1900 : modernismo, antimodernismo, postmodernismo, Hal Foster et al., Zanichelli, Bologna 2006, p.487); l'immagine, riproposta serialmente, perde la sua efficacia e diventa mera registrazione del reale, venendo impoverita dell'impatto visivo che scaturisce dalla sua presentazione singola.
Anche se bisogna dire che le opinioni dei critici talune volte sono discordanti; c'è chi vuole comunque vedervi un qualche significato, cercarvi una spiegazione nella scelta da parte di Warhol di alcune scene.
Egli stesso, in POPism (1980) afferma: "(...) più tempo passi a guardare la stessa identica cosa, più il significato scivola via, e meglio -e più vuoto- ti senti".

La storia dell'arte degli anni Sessanta ritorna molto su questo concetto di serialità, che si presta bene ad essere applicato sul libro d'artista. Il susseguirsi delle pagine implica di per sé ripetizione ordinata e rigorosa. 
Un esempio di tutto ciò è, tra i tanti, il leggendario Twentysix Gasoline Stations di Ed Ruscha del 1963. Un libro ricercatissimo, amatissimo e collezionatissimo, che segna simbolicamente la nascita del libro d'artista (ne parla, tra gli altri, Giorgio Maffei ne Il Libro d'artista, Edizioni Sylvestre Bonnard, Cremona 2003, o anche in Wuz).
Twentysix Gasoline Stations consiste in 26 immagini di stazioni di servizio con l'indicazione della città e dello Stato, tutte molto simili e riprese con lo stesso taglio fotografico.
Di recente, su Ebay, ne è stata battuta una seconda edizione per la "modica" cifra di 800 sterline!

Ed Ruscha, Twentysix Gasoline Stations, National Excelsior Press (per cura dell'autore), Los Angeles 1963 -inizialmente in 400 copie numerate-
(immagini tratte rispettivamente dai link1, link2).
A di Warhol in questo caso non propone alcuna immagine in serie, bensì una registrazione del "verbale". Non presenta neppure particolari qualità letterarie (del resto lo stesso Warhol affermava di voler fare un "brutto libro") né tipografiche (la carta è scadente, l'aspetto misero. Un unico dettaglio divertente: la colorazione del taglio in rosso). La realtà è rappresentata in toto, senza modifiche né scremature, proprio come piace a Warhol.
Per concludere voglio riportare un breve passo:

"(Noise)
? - No, listen um... so I'll see you on Tuesday.
DRELLA - Yeah.
'?- You get it? (Noise)
I - Ready, I'm ready, let's go.
D - Irv Irv du Ball has your number...
I - Ondine, thanks for everything. 
I hope he doesn't have my number.
- Horse shit.
Horse shit? No no.
- ...must be..." (p.139)

When I visited a house of a famous artists' books researcher and collector I noticed this book, between the walls of piled up ones. It was placed close to a larger one, which was explaining its intent and meaning. I have this book too and I've bought it around a year ago.
I'm talking about one of the artists' books realized by Warhol when he had finally reached the success; it's a transcription of an entire day spended by Ondine (Warhol is also present in many conversations), one of the Factory's protagonists.
The conversations were recorder between 1965 and 1967: dialogues, silences, noises. Everyhting brought to paper.
Its a continuation of the Warhol's recording process of the common, the banal and ordinary, which becomes empty and meaningless, showed “as it is”, without emotions or sensations. 
Like he did with his photographs, for example in Orange disaster, 1963.
The main purpose was to “set the image free from its deep meaning, with the intent of giving it to its simulacral surface(from Arte dal 1900 : modernismo, antimodernismo, postmodernismo, Hal Foster et al., Zanichelli, Bologna 2006 -the tranlastion is mine-); the image, proposed in series, now loses its potency, its visual impact (obtainable when we have a single image) and becomes only a registration of the reality.
However we have to admit that sometimes there are dissenting opinions between the critic; many of them want to see in these images a meaning, some Warhol's choice. Nonetheless we have to remember that he used to say that “the more you look at the same exact thing, the more the meaning goes away, and the better and emptier you feel”.
The art of the Sixties goes many times through this seriallity notion, which is very appropriate applied to the artists' book; the order of the pages and its succession it's itself a rigorous repetition. An example of all this is the legendary Ed Ruscha's Twentysix Gasoline Stations from 1962; a very seeked, loved, collected book, which simbolically marks the births of the artists' book (Giorgio Maffei in his Il Libro d'artista, Edizioni Sylvestre Bonnard, Cremona 2003, or also in Wuz talks about it).
It's a collection of 26 photographs of gasoline stations with the indication of the town and Country, each one similar to the other, also in cropping.
A copy has been recently bidded on Ebay for circa 800 pound! In our case A's Warhol doesn't proposed any image in series, but a “verbal” recording. It also doesn't contain any special literary or tipographical quality (Warhol itself used to say that he wanted to make “a bad book” - indeed the paper is poor and it appears miser - ). Just one funny detail: the coloration of the signatures in red. The reality is here represented in toto, without modification or cancellations, as Warhol liked.
To conclude I want to propose a passage from the book:

"(Noise)
? - No, listen um... so I'll see you on Tuesday.
DRELLA - Yeah.
'?- You get it? (Noise)
I - Ready, I'm ready, let's go.
D - Irv Irv du Ball has your number...
I - Ondine, thanks for everything. 
I hope he doesn't have my number.
- Horse shit.
Horse shit? No no.
- ...must be..." p.139.