Shaun Bythell, Una vita da libraio, Einaudi, Torino 2018 (immagine dal link) |
Ho capito che dovevo assolutamente leggerlo quando ben tre clienti me ne parlarono e due di questi me lo regalarono. Si tratta della vita del libraio antiquario 2.0, cioè quello che si rapporta con Internet e le insidie che ciò comporta. Nel bene e nel male.
Il libro è diviso per giorni, come un diario quotidiano delle disgrazie e delle delizie che capitano a un antiquario, in questo caso inglese.
Gli spunti sono tantissimi, così tanti che li snocciolerò di settimana in settimana scegliendo un tema.
Quello di oggi: il gergo che usano i librai per descrivere un libro.
Come spiega Bythell, una volta nei cataloghi di vendita si usavano termini molto più complessi come "taglio con barbe" o "risguardo anteriore" o ancora "impressione a secco". Questo perché non avendo a disposizione una foto che dimostrasse il reale stato, era difficile rendere l'idea.
Oggi, osserva sempre l'autore, i ragazzi usano termini più semplici e immediati, anche perché il pubblico si è allargato e può capitare che perfino una ragazza ancora al liceo acquisti un libro online. E certi termini non li conosce...
Che stia morendo un certo tipo di modus operandi?
Nessun commento:
Posta un commento