Giorgio Steimetz, Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente, AMI, Milano 1972 (immagine tratta dal link). |
Pier Paolo Pasolini, Petrolio, Einaudi, Torino 1992 (pubblicato postumo; immagine tratta dal link). |
Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto, Ponte alle Grazie, Milano 2012. |
Alcuni libri che ci capita di leggere, delle volte, ci sorprendono perché legati ad altri che abbiamo amato dal filo rosso del destino.
Capita così che un dato romanzo alluda a un dato luogo o personaggio di cui parlava anche un libro che abbiamo adorato mesi o settimane prima. O ancora, un fatto scoperto in un certo libro a noi caro, è ripercorso in un altro che abbiamo preso in mano per caso, in un periodo successivo, e che mai avremmo immaginato lo trattasse e che ora abbiamo un motivo in più per apprezzarlo.
A me capita spesso, con i romanzi o i testi critici più disparati e provenienti da discipline molto differenti. Un esempio recente è costituito da Qualcosa di scritto di Emanuele Trevi, un libro che per due voti ha sfiorato il Premio Strega e che appartiene a quella categoria che io chiamo "vera letteratura", quella di cui un giorno qualcuno si ricorderà e parlerà in altri testi.
Trevi, con il pretesto di raccontare le complesse e intricate vicende della morte di Pasolini e del suo romanzo incompiuto Petrolio, ci introduce nel centro nevralgico della cultura romana a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta e, parallelamente, degli anni Novanta, periodo trascorso da Trevi nel Fondo Pasolini per motivi di studio e narrato nel libro. E' lì che incontra il terzo protagonista del romanzo, Laura Betti, "la pazza", come la chiama lui, attrice e cantante molto vicina a Pasolini lungo il corso della sua vita, che in quel periodo gestiva il Fondo, divertendosi a "torturare" gli studiosi.
Un libro sublime, in bilico fra narrativa, critica letteraria e memoir, che ti fa dimenticare tutto quello ti circonda, facendoti concentrare soltanto sul testo.
Per tornare al fil rouge prima citato, Qualcosa di scritto nomina ad un certo punto Questo è Cefis di Giorgio Steimetz (nome d'invenzione), un testo quasi culto per alcuni bibliofili, in quanto introvabile per motivi legati allo scandalo che la sua diffusione avrebbe potuto provocare.
Il testo, che metteva in cattiva luce il potente Cefis, fu fatto sparire dalle librerie e addirittura dalle biblioteche - come ai
tempi dell'Inquisizione! - , fatto che contruibuì ovviamente a renderlo rarissimo e ricercatissimo tra gli appassionati
del genere (la sua quotazione ha raggiunto addirittura i tre zeri). La questione, inoltre, ha subìto dei recenti sviluppi che gli appassionati possono rintracciare in Internet e che non sto a raccontare qui.
Ad ogni modo, Trevi in questo caso lo nomina in quanto legato a Petrolio, tralasciando le note "collezionistiche" (anche se è ben consapevole della sua rarità), ma il fatto mi ha sorpresa perché la vicenda è raccontata in uno dei miei libri preferiti, il Manuale del cacciatore di libri introvabili di Simone Berni, che ho avuto modo di citare in precedenza su questo blog.
Un motivo in più, dunque, per amare questo splendido nuovo romanzo.
Sometimes it happens that some books we red surprise us because they have a relation with other ones, in a fil rouge of the destiny.
So it may happen that a novel talks about something we already red in a book months or weeks ago, or a thing we discovered in a book we loved is now narrated in a text we found by chance, and so we have one more reason to appreciate it.
Very often it happens to me to notice this strange coincidences in novels, but also critical texts frequently very different from each other. An example of all this is in Qualcosa di scritto from Emanuele Trevi, a book which almost won the Premio Strega (for 2 marks) and which is part of the category I use to call "real literature". The one that one day will be remembered and of which we will read in other books.
Trevi, with the excuse of talking about complicated and tangled Pasolini's death and about the case of his unfinished book Petrolio, he introduces us to the fervent Roman cultural environment in the age between Sixties and Seventies and, separately, Nineties, when the author have worked in the Fondo Pasolini for research reasons.
There he met the third protagonist of the book, Laura Betti, the "crazy", as he calls her, an actress and singer who have spent a lot of time with Pasolini during his life and who, in the time described by Trevi, was directing the Fondo, "torturing" her reasearchers.
A sublime book, partly a novel, partly a critical literature and memoir, which makes you forget all staffs around you and concentrate on the text.
Back to the fil rouge, Qualcosa di scritto at a certain point mentions Giorgio Steimetz's (a pseudonym) Questo è Cefis, kind of a cult book because of its rarity, related with scandal reasons it would provoke if diffused.
The text, which talks dirty about the Cefis's power, have been eliminated from all bookstores and even public libraries - like in Inquisition's times! - and this fact have increased its rarity and bibliophiles's interest (its valuation has reached the three zeros!).
Moreover, there were further developments a reader can find on the Internet, which I'm not explaining here.
Anyway, Trevi in his book mentions this case only because it's related to Petrolio, leaving out notes about collecting (even though he knows very well its rarity!), but the fact which surprised me is that the same problem is described in one of my favourite's books, the Simone Berni's Manuale del cacciatore di libri introvabili, of which I already spoke in this blog.
So I have one more reason to love this new novel!
Nessun commento:
Posta un commento