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Louis-Ferdinand Céline, Bagattelle per un massacro, Edizioni Robespierre, Milano 1965 (immagine dal link) |
L'argomento
che sto per trattare non è semplice. Tutt'altro.
A
differenza di altre pubblicazioni legate a un dato autore, le opere
di Céline implicano vicende politiche, morali e ideologiche, che
condizionano fortemente la fortuna o sfortuna collezionistica di
alcuni suoi testi.
Ma del
resto, come ammette uno dei più grandi collezionisti italiani di
rarità del primo Novecento, Giampiero Mughini, “Se uno che scrive
non si caccia nei guai, che razza di scrittore è?” (Massimo
Gatta, La grande
famiglia. Storie di editoria e bibliografia,
Biblohaus, Macerata 2012, p.292).
Di
Céline si è scritto e si scrive molto. Esiste un blog, gestito da
Andrea Lombardi, che aggiorna costantemente gli appassionati in
merito a pubblicazioni, recensioni, interventi critici e reperibilità
dei testi dello scrittore francese. Ma esistono anche forum di
discussione e gruppi sui social network, come quello sul sito
dedicato ai libri Anobii, che è accessibile soltanto (!)
previa dimostrazione di possedere una conoscenza quantomeno discreta
delle opere di Céline.
Senza
entrare nel merito di approfonditi riferimenti biografici, occorre
dire che Louis Ferdinand Auguste Destouches (nome reale dell'autore),
nacque a Courbevoie, nei sobborghi di Parigi, nel 1894 e vi visse
fino al '45, quando venne accusato di antisemitismo e dovette fuggire
in Danimarca.
Vi
fece ritorno soltanto negli anni '50, quando grazie all'editore
Gallimard ebbe inizio la sua lenta ascesa – che durò quasi dieci
anni - verso il successo, che provocò la riscoperta dei suoi
capolavori e la pubblicazione delle sue opere successive.
Innegabile
è il suo tributo alla letteratura cosiddetta d'avanguardia, che ha
svecchiato lo stile tardo-ottocentesco e importato un nuovo modo di
scrivere, diretto e tagliente, “quotidiano”.
“Ogni
sua opera è stata un avvenimento che ha sconcertato la repubblica
delle lettere e ha fatto gridare al capolavoro o allo scandalo sotto
la spinta di intuizioni, di simpatie, ovvero di umori e pregiudizi;
rare sono le pagine a lui dedicate che non abbiano subìto il
condizionamento di fattori biografici o comunque extraletterari”
scrive uno dei suoi biografi italiani più precoci e validi, Paolo
Carile. I suoi testi, sulla scia dell'interesse per Céline, godono
di una fortuna collezionistica insolitamente discreta se confrontata
alla saggistica su altri autori stranieri (si
veda Paolo Carile, Céline.
Un allucinato di genio,
Pàtron, Bologna 1969, p.21).
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Paolo Carile, Louis-Ferdinand Céline. Un allucinato di genio, Pàtron, Bologna 1969 (immagine dal link) |
Céline
“non la manda a dire”. È
spesso aggressivo e provocatorio e, anche attraverso il linguaggio,
esercita un gesto di rottura appartenendo a quella schiera di
scrittori che vengono amati appassionatamente o odiati ferocamente,
senza mezzi termini.
La sua
prima pubblicazione, e anche la più nota, è Viaggio al termine
della notte, apparsa in Francia nel '32 per i tipi di Denoël
et Steel e in Italia l'anno successivo per la Corbaccio. L'opera
viene subito consacrata come di cruciale importanza per il Novecento.
Il
libro è una denuncia degli orrori della guerra, vissuti dall'autore
in prima persona.
La
seconda opera, non meno nota e applaudita, è Morte a credito
del '36, che sancisce definitivamente la sua fama.
Dopodiché
è la volta di Bagatelles pour un massacre, il famosissimo e
controversissimo pamphlet stampato nel dicembre del '37 che
gli valse l'accusa di antisemitismo – con il ritiro nel maggio del
'39 dell'opera- e l'obbligo di recarsi in esilio.
Fino a
quella data il suo odio razziale non era ancora stato manifestato, se
non attraverso personaggi meno importanti e comunque non in maniera
diretta. Da Bagatteles in poi il concetto viene espresso
chiaramente e riportato a chiare lettere attraverso quest'opera
feroce e minuziosamente compilata, con tanto di elenchi e dati
statistici legati agli ebrei e riferimenti storici.
Céline
“considera gli ebrei agenti di corruzione (…) delle difese
intellettuali degli ariani, li accusa di essere votati al «truquage
de l'histoire», alla falsificazione della cultura e dell'arte
francese attraverso la mistificazione permanente della parola e della
retorica astratta «du verbe»” (Paolo
Carile, Céline
oggi. L'autore de Voyage au bout de la nuit e di Rigodon nella
prospettiva critica attuale, Bulzoni,
Roma 1974,
p.88).
In realtà
l'antipatia gli deriva da un confronto diretto con la loro comunità,
della quale disapprovava la loro scaltrezza negli affari e la loro
ricchezza, da lui considerata negativamente.
Ma
veniamo alla sua fortuna collezionistica in Italia, che vanta
un'inedita e molto partecipata adesione e un grande numero di
appassionati delle sue prime edizioni italiane.
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Louis-Ferdinand Céline, Bagatelle per un massacro, Guanda, Milano 1981 (immagine dal link) |
Il
pezzo in assoluto più ricercato di Céline nella nostra lingua è il
libello antisemita Bagattelle (o, dall'edizione Guanda, senza
la doppia T) per un massacro. La prima edizione italiana è
della Corbaccio, stampata nell'aprile del 1938 a cura di Alex Alexis.
Di questo famigerato traduttore non si sa nulla e si crede avesse
operato sotto pseudonimo (anche se non esclusivamente per questo
testo di Céline; nella prima edizione del Viaggio
appare
sempre il suo nome in veste di traduttore).
Almeno
un terzo del pamphlet viene censurato: i termini scurrili o
legati al sesso vengono epurati, come anche le allusioni troppo
dirette all'inferiorità degli ebrei. Non mancano infine gli errori,
secondo Alexis dovuti alla mancanza di tempo.
Nonostante
ciò le copie vendute sembra fossero ottantamila, un numero
verosimile visto il clima di consenso nei confronti di Hitler e delle
sue idee antisemite respirabile in Italia a quella data.
Infatti l'opera, secondo Carile, venne stampata per
“ragioni di opportunità politica (…) proprio all'epoca in cui
anche da noi, seguendo il cattivo esempio tedesco, si fomentava
l'avversione per gli ebrei.” (P.Carile,
Céline. Un allucinato
di genio, cit.
p.128).
La
presa di distanza dell'editore in merito a quest'opera, tuttavia, è
evidente nella scelta di sovrapporre al titolo del libro, stampato a
caratteri gialli, la scritta diagonale in rosso “Barricata
individuale”. A sottolinearlo è Riccardo De Benedetti, autore di
un recente saggio sul caso editoriale e critico di questa opera
(Céline
e il caso delle “Bagatelle”,
Medusa, Milano 2011, p.88).
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Louis-Ferdinand Céline, Bagattelle per un massacro, Corbaccio, Milano 1938 (immagine dal link) |
Al
momento l'opera risulta molto rara, anche se presente nel mercato
antiquario. Le valutazioni oscillano dai 300 ai 400 euro.
La
seconda, e in assoluto più rara, edizione di Bagatelle è
edita dalla casa editrice Robespierre di Milano nel 1965, ma passa in
sordina e non reca grandi migliorie. L'edizione è limitata e avviene
per gentile concessione della Corbaccio, con la scelta della
copertina che cade nuovamente su colori accesi, rosso fuoco per le
scritte e nero per lo sfondo. La presa di posizione da parte
dell'editore è di nuovo evidente nella scelta di raffigurare un
personaggio con la testa sotto la ghigliottina, collocato in basso a
destra.
Dalla
seconda edizione a quella successiva passano 15 anni. È
la volta della casa editrice Guanda, che nel 1981 edita una versione
delle Bagatelle
finalmente integrale e tradotta ex
novo da Giancarlo
Pontiggia, con una nota introduttiva di Ugo Leonzio sul significato
dell'odio in Céline. Quest'opera, secondo Riccardo De Benedetti,
“appare in un panorama di relativo disinteresse per il ruolo
dell'antisemitismo nella costruzione ideologica del fascismo italico”
(R.De
Benedetti, Céline
e il caso delle “Bagatelle”, cit.
p.99)
e di fatto viene stampata in qualità di semplice documento storico.
Ma
la vera fortuna di questo testo, molto ricercato e
da molti ritenuto erroneamente il più raro, è dovuta al fatto che
nel 1982, un anno dopo la distribuzione del libro in libreria –
senza, in realtà, particolare successo e con poco più di qualche
migliaio di copie vendute – la vedova di Céline, Lucette Almanzor
in Destouches, ne blocca la vendita tramite il suo avvocato.
Un divieto mai
giustificato, dettato probabilmente dalla volontà da parte della
vedova di preservare un ricordo positivo del marito.
Fino
a quando rimarrà in vita, dunque, non sarà possibile stampare
questo testo, che oggi nell'edizione Guanda raggiunge i 150-200 euro.
“Il testo non più disponibile pubblicamente, di fatto scomparso
dai luoghi della fruizione abituale dei libri, le librerie, e
rifugiatosi in qualche biblioteca, continua e conserva una vita
sotterranea; si distribuisce per canali impropri”. (R.
De Benedetti, Céline
e il caso delle “Bagatelle”, cit.
p.31)
Infatti
la quarta (quinta, se si considera la ristampa del 2008) edizione
delle Bagatelle,
oggi facilmente reperibile a poco prezzo, è un'edizione pirata,
edita da Aurora presumibilmente negli anni Ottanta.
Sul
blog sopra citato si vocifera che anche dell'edizione Guanda esista
un esemplare pirata, un facsimile spacciato per un'edizione originale
e venduto a più riprese su ebay. Non
è stato però possibile saperne di più.
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Louis-Ferdinand Céline, I sotto uomini. Testi sociali, a cura di Giuseppe Leuzzi, Shakespeare & Company, roma 1993 (immagine dal link) |
Concludo
il paragrafo dedicato alle Bagatelle
con un commento di Claudio Magris inserito nella sua prima e famosa
opera Danubio
(Garzanti, Milano 1986): “Céline si è lasciato accogliere dalla
rivelazione del male (…) anarchico e autolesivo, Céline ha pagato
uno scotto, poetico e intellettuale, al disprezzo di cui si è
nutrito. (…).”
Secondo
Magris in Bagatelle per
un massacro c'è “il
prolisso bottegaio che si lascia andare a tutti i pregiudizi della
sua classe pauperizzata e disorientata, ma c'è anche una geniale e
stravolta istantanea del secolo ventesimo, di cui non si potrà più
fare a meno.” (C.Magris,
cit. pp.51-52; 54)
Per
proseguire il nostro viaggio nelle rarità bibliografiche di Céline,
è opportuno citare l'opera I sotto uomini, una raccolta di
testi legati alla problematica sociale (anche se stesi in forma di
uno pseudo-racconto di impressioni di viaggio) scritti da Céline a
più riprese tra il 1925 e il 1933, quindi prima del Viaggio.
Questi testi sono il risultato di un lungo viaggio dell'autore - che,
non dimentichiamoci, fu medico – negli Stati Uniti, allo scopo di
indagare i progressi della medicina del lavoro.
In
questi scritti molto precoci sono già presenti alcuni tratti
caratteristici dello stile di Céline, come “lo sghignazzo (…)
che sgorga irrefrenabile anche nel mezzo della elencazione
statitistica”, come osserva il curatore dell'edizione, Giuseppe
Leuzzi (L.-F. Céline, I
sotto uomini,
Shakespeare
and Company, Roma 1993, p.34). Ed è forse per questo
che il libro risulta così ricercato.
Infatti,
nonostante sia stato edito recentemente e da una casa editrice
relativamente grande, la Shakespeare and Company di Roma,
risulta raro e ricercato.
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Louis-Ferdinand Céline, L'Eglise, Trevi, Roma 1968 (immagine dal coll. priv.) |
Un
altro testo molto raro di Céline, probabilmente più raro de I
sotto uomini vista la datazione e la destinazione dell'opera, è
la pièce teatrale L'Eglise, scritta nel '33 e
rappresentata per la prima volta in Francia - con scarso successo -
nel 1936 a Lione.
L'edizione
italiana conserva il titolo originale e viene stampata nel 1968 dalla
casa editrice romana Trevi, a cura di Rino di Silvestro e Giovanni
Maria Russo. Il libro viene stampato in occasione della
rappresentazione della pièce a Roma l'anno precedente, in
anteprima italiana, curata dagli autori del testo.
Interessante
la copertina, probabilmente tratta da una foto della
rappresentazione, che ricorda certi cataloghi di mostra di artisti
coevi come Michelangelo Pistoletto o Mario Schifano. Raffigura due
uomini nell'atto di “picchiare” un personaggio dai capelli lunghi
– tipico uomo sessantottino – vestito con una bandiera americana.
Infatti L'Eglise, come precisa l'editore nella prefazione, è
“una feroce satira verso organismi internazionali come L'ONU, e
consimili” (L.-F. Céline, I
sotto uomini, cit.
p.9).
Ancora
una volta, nel testo ritroviamo la presenza di riferimenti al suo
odio razziale, come ad esempio nel personaggio di Yudenzweck, il cui
nome contiene la parola ebreo. All'interno del testo
è presente anche un elenco delle recensioni – positive e negative
- che i giornali dell'epoca ne fecero.
Una delle ultime copie
vendute online è stata quella della libreria editrice antiquaria Ar
di Avellino, di manifestata ispirazione neonazista, perfettamente in
linea con le idee di Céline.
Per
concludere, occorre citare altre quattro rarità (o presunte tali) di Céline di recente
pubblicazione: La
scuola dei cadaveri,
edita nel 1997 dalle edizioni Soleil (S.Lucia di Piave) e subito
sparita dal mercato (attenzione alle copie ristampate da privati e
diffuse come opere originali!), Arletty,
edito dai Taccuini di Barbablù di Siena nel 1987, a cura di Massimo
Raffaeli, Progresso e Mea culpa / La bella rogna (Guanda, 1982).
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Louis-Ferdinand Céline, Mea culpa / La bella rogna, Guanda, Milano 1982 (immagine dal link) |
Il
primo è un feroce pamphlet
antisemita sullo stile di Bagatelle,
di recente digitalizzato e reso disponibile gratuitamente online. Il
secondo, molto più raro a causa della sua forma “ad opuscolo” di
pochissime pagine, è un romanzo incompiuto (originariamente
concepito per essere trasposto cinematograficamente) ispirato dalla
figura dell'amica d'infanzia di Céline, Arletty, un'icona del cinema
francese.
Progresso, infine, è un'opera teatrale edita dalla Collezione di Teatro Einaudi, rara in entrambe le sue edizioni del 1981 e 1982. Mentre Mea culpa / La bella rogna sono due importanti e ferocissimi libelli politico-morali. Questo libro fu ritirato dal mercato e circola anche in versione fake.
Questo
breve excursus nelle rarità bibliografiche di Céline è
stato un tentativo di fare ordine nell'infinito marasma delle
edizioni italiane di Céline, che sono di sovente oggetto di accesi
dibattiti nei forum online.
Céline è uno degli
autori più amati dai collezionisti italiani, dopo Georges Simenon e Samuel Beckett. Le motivazioni
possono essere tante, una tra tutte la voglia di possedere qualcosa
di “proibito”, di irrecuperabile.
E la
rarità dei suoi testi è data proprio da quest'ultima
caratteristica; se l'interesse nei suoi confronti non fosse così
acceso, i testi sarebbero reperibili con maggiore facilità.