Martin Kippenberger, Die I.N.P.-Bilder Für Dahn & Dokoupil, Köln, Galerie Max Hetzler, 1984, stampa off-set, (immagine tratta dal link) |
Nel campo dell'arte contemporanea degli ultimi vent'anni la linea tedesca sembra essere vincente.
Gli artisti provenienti da questo paese in apparenza rigido e poco incline alla creatività si stanno dimostrando al contrario molto talentuosi e destinati a rimanere nel firmamento delle star dell'arte.
Nomi come Gerhard Richter (anche se appartenente alla vecchia scuola), Thomas Schütte (vedi mio post), Matthias Weischer o Martin Kippenberger risultano decisamente noti agli appassionati d'arte contemporanea.
Oggi voglio scrivere di Martin Kippenberger, un artista scomparso nel 1997 che studiò nel fertilissimo ambiente della Hochschule für Bildende Kunst di Amburgo, dove insegnava tra l'altro Sigmar Polke (le cui rarità sono state da me segnalate in un vecchio post).
La sua arte colpisce per la varietà di linguaggio e tecniche, che spaziano dalla pittura gestita con maestrale mano, alle installazioni e libri d'artista. Ma anche per la sua ironia, solitamente inaspettata nel panorama dell'arte tedesca.
Chi segue le vicende museali nel nostro paese sicuramente ricorderà lo scandalo che provocò la sua rana crocefissa, con tanto di boccale di birra e uovo sodo in mano, esposta nel 2008 per l'inaugurazione della nuova sede del Museion di Bolzano.
Il polverone, che partì innanzitutto dalla Chiesa, provocò addirittura la rimozione dall'incarico dell'allora direttrice Corinne Diserens.
Martin Kippenberger, Zuerst die Füsse, 1.3 m, legno, Museion Museum, Bolzano 1990 (immagine dal link) |
Martin Kippenberger, Dialogue with the Youth of Today (detail), 1981, oil on canvas, 50 x 60 cm. Estate Martin Kippenberger, Galerie Gisela Capitain, Cologne (immagine dal link) |
Martin Kippenberger, Paris Bar Berlin, 1993 (immagine dal link) |
E la sua ironia è presente anche in questo libro d'artista che vi propongo, le cui sembianze seriose si rivelano ad un occhio attento soltanto un ennesimo gioco.
Infatti si tratta di una "presa in giro", un rifacimento grafico in chiave sarcastica di un catalogo apparso in occasione di una mostra presso il Groninger Museum del 1984 degli artisti Walter Dahn e Jiri Dokoupil, intitolata "Die Afrika Bilder".
Una mostra giudicata da Kippenberger stucchevole e fortemente stereotipata, tipica della cultura tedesca di quel tempo. E per questo motivo presa come esempio dall'artista allo scopo di effettuare un gesto di rottura.
L'abbreviazione del titolo I.N.P. starebbe per "Ist Nicht Peinlich / It's Not Embarrassing", lo stesso utilizzato per la serie omonima di dipinti ispirati al concetto di critica della società stereotipata. (le notizie sono tratte da Uwe Koch et. al, "Annotated Catalogue Raisonné of the Books by Martin Kippenberger : 1977 - 1997", New York / Köln, NY / Germany : Distributed Art Publishers / Verlag der Buchhandlung Walther König, 2003, pp. 87. Vedi link).
Infatti si tratta di una "presa in giro", un rifacimento grafico in chiave sarcastica di un catalogo apparso in occasione di una mostra presso il Groninger Museum del 1984 degli artisti Walter Dahn e Jiri Dokoupil, intitolata "Die Afrika Bilder".
Una mostra giudicata da Kippenberger stucchevole e fortemente stereotipata, tipica della cultura tedesca di quel tempo. E per questo motivo presa come esempio dall'artista allo scopo di effettuare un gesto di rottura.
L'abbreviazione del titolo I.N.P. starebbe per "Ist Nicht Peinlich / It's Not Embarrassing", lo stesso utilizzato per la serie omonima di dipinti ispirati al concetto di critica della società stereotipata. (le notizie sono tratte da Uwe Koch et. al, "Annotated Catalogue Raisonné of the Books by Martin Kippenberger : 1977 - 1997", New York / Köln, NY / Germany : Distributed Art Publishers / Verlag der Buchhandlung Walther König, 2003, pp. 87. Vedi link).
Il libro, che riprende lo stesso layout del catalogo dei due artisti, reca 14 pagine stampate in bianco e nero, un ritratto dell'artista al frontespizio e due carte sciolte con 29 riproduzioni a colori delle sue opere.
Al momento è possibile trovarlo presso svariati siti online ad un prezzo sempre superiore ai 200 euro.
Al momento è possibile trovarlo presso svariati siti online ad un prezzo sempre superiore ai 200 euro.
Martin Kippenberger, The Happy End of Franz Kafka’s “Amerika” at Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam, 1994, mixed media, dimensions variable, © Estate Martin Kippenberger, Galerie Gisela Capitain, Cologne (immagine dal link) |
The German line in the latest twenty years is having a great success in contemporary art...
The
artists from this apparently serious country are showing on the
contrary their talent and their future destination between the stars of art.
Names like Gerhard Richter (although from the older school), Thomas Schütte (look my post), Matthias Weischer or Martin Kippenberger are very renowned to connoisseurs.
Today I will write about Martin Kippenberger, an artist died in 1997 who has studied in the very fertile Hochschule für Bildende Kunst in Hamburg, where by the way was teaching Sigmar Polke (about his rarities I wrote in an old post).
His
art seems quite original for his variety of techniques, which go from
paintings with a very learned hand, installations and artist's books.
But also for his irony, usually unespected in German art.
Who uses
to follow the news concerning museums in Italy surely red about
the scandal that provoked when the crucified frog, with a beer and an
egg in his hands, was exposed in 2008 for the opening of the new
location of the Museion in Bolzano. The scandal started mainly from the Church and it provoked the firing of the director, Corinne Diserens.
Kippenberger's is irony comes out also in this artist's book I'm suggesting, which serious aspects are just another artist's joke.
In fact it's an ironic persiflage and a graphical ironic revision of the catalogue
appeared on occasion of the Walter Dahn e Jiri
Dokoupil's exhibition at the Groninger Museum in
1984, entitled "Die Afrika Bilder".
Kippenberger faked and imitated this catalogue to show how stereotyped the exhibition was, according to him, typical of the German culture of that years.
Kippenberger faked and imitated this catalogue to show how stereotyped the exhibition was, according to him, typical of the German culture of that years.
The abbreviation I.N.P. stands for "Ist
Nicht Peinlich / It's Not Embarrassing", the same used for his namesake paintings inspired by the same topic. (informations are taken from Uwe Koch et. al, "Annotated Catalogue Raisonné of the Books by Martin Kippenberger
: 1977 - 1997", New York / Köln, NY / Germany : Distributed Art Publishers
/ Verlag der Buchhandlung Walther König, 2003, pp. 87. look the link).
The book has the same layout of their catalogue, with about 14 pages in black
and white, an author's self-portrait on the frontispiece and two foldouts with 29 color reproductions of the paintings in the exhibition.
The book is currently selling always at more than 200 euros.
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