Denis Curti, Sara Dolfi Agostini, Collezionare fotografia. Il mercato delle immagini, Contrasto, Roma 2010 (immagine dal link) |
Ok, ultimamente sono un po' fissata con la fotografia. E' che sto iniziando a studiarla seriamente e quindi ho ancora l'entusiasmo della neofita... preparatevi ad altri post sull'argomento!
Uno dei libri che sto gustando di più è questo di Denis Curti, purtroppo al momento introvabile (io ho impiegato qualche mese per reperirlo), anche se i librai parlano di una ristampa imminente.
Il testo fornisce un quadro piuttosto esauriente del collezionismo fotografico, oltre a spiegare alcuni concetti noti soltanto agli addetti ai lavori e a delineare uno schema delle tecniche fotografiche in uso, nonché consigli su come conservare l'opera. All'interno anche immagini di opere dei fotografi più importanti e biografie di questi, con tanto di valutazione e mercato.
Tra i concetti più interessanti espressi dagli autori, che risulta caro in particolare a noi bibliofili, è quello che verte intorno al libro fotografico (pp.112-121), da loro considerato un mezzo necessario ai fini di una diversificata e quantitativamente significativa diffusione geografica dell'opera di un artista.
Il libro di fotografia qui viene visto come un oggetto avente un'esistenza autonoma e considerabile esso stesso come un'opera d'arte.
Del resto già Luigi Ghirri, fotografo italiano ormai conosciutissimo nel mondo (vedi miei post1 e 2), sosteneva questa importanza: "Quando io fotografo penso al libro più che alla mostra (…) proprio perché ritengo che sia il modo migliore di presentare un lavoro: ognuno, avendolo in mano, sceglie il suo tempo. Non penso necessariamente a libri su carta patinata extra lusso. Ci sono lavori che si leggono addirittura a soffietto, sono strutturati mentalmente perché le foto si debbano vedere una dopo l'altra, mai contemporaneamente. (…) La foto, intorno, deve avere il bianco che cancella lo spazio circostante esattamente come quando si fotografa e si sceglie un soggetto si cancella il mondo circostante." (testo dal link)
La crucialità di questo mezzo è, in conclusione, confermata dai prezzi d'asta ormai altissimi di questi esemplari, soprattutto se contenenti fotografie originali incollate direttamente alle pagine.
Jeff Wall, Fortified Door, 2008, fotografie alla gelatina d'argento, edizione di 100 (immagine dal link) |
Un'altra immagine del libro (link) |
One of the books I'm enjoying most these months is this one by Denis Curti, which is unfortunatelly very scarce at the moment (it took me a couple of months to find it), although librarians are talking about a forthcoming reprint.
The book gives a quite complete view of photography collecting, besides explaining some concepts usually known only to experts and giving a list of most used techniques and artists' biographies, also with their market and valuations.
One of the most interesting subject, which comes appropriate especially to bibliophiles, is the one about the photography books (pp.112-121): the authors think that it's an important vehicle for a diversified and significant geographic diffusion of an artist's work. So the book is seen as an object with an independent existance and a real work of art.
In fact Luigi Ghirri, the worlwide famous photographer (look my post1 and 2), was already saying the same: "When I photograph I think more about the book than the exhibition (...) for I think that it's the best way of showing my work: everyone, holding it in hand, takes his time. I don't necessary think about luxury paper books. There are works also in folding papers, mentally structured to look the pictures one by one, never simultaneously... (...) Around the photographs has to be white, to cancel the surrounding space exactly like when you choose a subject to pbotograph and you erase the world around it." (text at the link)
In conclusion, the importance of this kind of books is confirmed by the valuations of recent auctions, especially if they have original prints pasted inside.
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