lunedì 27 gennaio 2014

Fourth Beat appointment

Mondo Beat, n.2, dicembre 1966 (immagine dal link)

Il quarto appuntamento Beat (un po' in ritardo e me ne scuso) non poteva che essere dedicato all'Italia. 
Nel nostro paese il movimento Beat fu strettamente legato ai dissidenti politici che, a partire dalla metà degli anni Sessanta, contestarono ogni tipologia di potere organizzato. 
Uno degli strumenti più fecondi delle loro ideologie fu l'editoria underground, introdotta in Italia per la prima volta proprio in quegli anni. Come spiega Matteo Guarnaccia nel suo Beat e mondo Beat (Stampa Alternativa, 2005 - che consiglio vivamente per il ricco apparato fotografico), negli anni '60 "la libertà di espressione era un concetto molto, ma molto vago, e i controlli su qualsiasi cosa stampata erano severi (...)" (p.197). Quelli che volevano far circolare le proprie idee, spiega il critico, dovevano quindi inventarsi innumerevoli escamotages per arrivare al pubblico. 
Uno di questi era mutare più volte il nome delle testate, per cui ad esempio Urlo Beat divenne Grido Beat e poi ancora Urlo e Grido Beat.
La testata più importante fu sicuramente Mondo Beat, "primo vero esempio di pubblicazione underground in Italia" (op. cit., p.197), che uscì nell'ottobre del '66 a Milano. Proprio qui si trovava la "sede"- per così dire - dell'omonimo movimento che si riuniva "sotto la statua del pirla a cavallo" vicino al Duomo. 
I protagonisti furono Vittorio Di Russo (il fondatore), Melchiorre Gerbino, Umberto Tiboni e Renzo Freschi, assieme ad altri collaboratori come il disegnatore ufficiale Giorgio Tavaglione, che fu uno dei primi a utilizzare in maniera creativa l'eliografia per produrre multipli underground, o addirittura Guido Crepax.
In tutto uscirono sette numeri fino al '66, quattro dei quali furono sequestrati. Il primo uscì in 800 copie ciclostilate, distribuite a mano per strada... Potete quindi capire quanto sia un miracolo se qualche copia sia pervenuta sino a noi, e giustificherete di conseguenza anche la sua valutazione alta.
L'immagine di cui sopra riproduce il secondo e più noto numero, dedicato all'incarcerazione del direttore Vittorio Di Russo, riprodotto in copertina. Come tutti i numeri della rivista risulta molto raro.
Ma di gruppi guidati dai leggendari "capelloni" ne furono moltissimi e con il tempo la critica ci munirà sicuramente di una panoramica più esaustiva e finalmente degna, che farà luce anche sul panorama dell'editoria in quegli anni. Forse i tempi non sono ancora maturi e certe ferite sono ancora aperte!


Una notizia del '66 che riporta le immagini dei "capelloni" in atto di protesta in seguito alla cattura di Vittorio Di Russo e altri (immagine dal link)


The fourth Beat appointment (quite on delay and I'm sorry) couldn't be dedicated to Italy. 
In our Country Beat movement was strictly related to political dissidents, who from the half of the Sixties contested every kind of organized power.
One of the most fecond ways of using their ideologies were underground editory, that was introduced in Italy for the first time right then. As explains Matteo Guarnaccia in his Beat e mondo Beat (Stampa Alternativa, 2005 - which I suggest for the quality of the photographs), in the 60s "the freedom of expression was a very vague concept, and the control of the press was severe (...)". (p.197)
Those who wanted to let their ideas circulate, explains the critic, had to invent many escamotages to have the public's attention. One of these was to repeatedly change the name of their magazines, for say Urlo Beat turned to Grido Beat and again Urlo and Grido Beat.
The most important one was Mondo Beat,"the first real example of underground publishing in Italy" (op.cit., p.197), which started in october 1966 in Milan. Right there was the official location, where the namesake movement had its meetings, "right under the sculpture of the idiot with the horse" at the cathedral.
The protagonists were Vittorio Di Russo (the founder), Melchiorre Gerbino, Umberto Tiboni and Renzo Freschi, together with other contributors like the official drawer Giorgio Tavaglione, who was one of the firsts to introduce in creative way the heliograph to produce underground multiples, or even Guido Crepax.
On the whole there went out 7 numbers till '66, four of them been confiscated. The first issue was of 800 cyclostyled copies distributed hand to hand on the street... So you can understand how can be a miracle if some of them arrived to us, and so you could justify their high valuations.
The picture reproduces the second most famous (and rare as all the rest of the collection) issue, dedicated to the director Vittorio Di Russo, who is showed in the cover. He was arrested right on that year.
Anyway the groups of these legendary "capelloni" there were lot and I'm sure that with time the critic will give us a clearer view of all this, which will talk about the publishing world too. Maybe times are still not mature and some wounds are still open!

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