lunedì 12 maggio 2014

Prime edizioni dai mitici anni Ottanta / First editions from the great Eighties

Gianni Celati, Narratori delle pianure, Feltrinelli, Milano 1985 (immagine dal link)
Aldo Busi, Vita standard di un venditore di collant, Mondadori, Milano 1985 (immagine dal link)

Sono un'appassionata delle ricognizioni storiche. Adoro tracciare affinità legate a un'epoca o a movimenti letterari, segnare collegamenti tra libri, film, eventi storici che hanno caratterizzato un certo torno d'anni.
Così, dopo aver analizzato a fondo gli anni Sessanta e in parte gli anni Settanta, al momento sto studiando gli Ottanta, di cui non conservo alcun ricordo essendo nata verso la fine di quel decennio. 
Ad invogliarmi è stato in primis il libro del noto blogger Dr. Manhattan (di cui scrissi tempo fa), che nel suo Per il potere di Grayskull descrive gli oggetti che hanno segnato quegli anni, in una narrazione leggermente velata di malinconia.
Ma non si può non menzionare anche il nuovo libro di Giovanni Floris, Il confine di Bonetti, sempre dedicato ai giovani degli anni Ottanta, e il già citato Una casa romana racconta di Giampiero Mughini, seppur non incentrato esclusivamente su questo tema (lo sto ancora metabolizzando, tanto è denso di informazioni, curiosità, meraviglie).


Gianni Vattimo, La fine della modernità, Garzanti, Milano 1985 (immagine dal link)


Un grande aiuto nel comprendere quest'epoca mi è stato dato da Matteo Gervasoni con lo studio Storia d'Italia degli anni ottanta (Marsilio, 2010) e, dal punto di vista letterario, da Prima il pane di Goffredo Fofi (E/O, 1990), una raccolta di suoi articoli apparsi su varie testate.
Ne è emerso un secolo caratterizzato soprattutto dall'individualismo e dal "pensiero debole", termine coniato dall'interprete degli aspetti sociologici del tempo Gianni Vattimo. 
Il benessere, gli agi sempre più diffusi anche nei ceti meno abbienti e la generale soddisfazione hanno fatto sì che le persone si preoccupassero soprattutto di procurarsi piacere, senza complicarsi la vita con "inutili" introspezioni psicologiche o concetti intellettuali e senza caricare l'animo di ideologie. In arte questo si esplicò con il gruppo creato ad hoc dal critico Achille Bonito Oliva noto come Transavanguardia (vedi mio post): zero ideologie, zero etica di fondo. Solo pura arte per arte (Storia d'Italia...op cit., p.172).
Un altro aspetto molto importante fu l'uniformarsi delle classi sociali e la diminuzione del divario tra alto e basso, in una società in cui la gente attinge liberamente da mode e modi rispettivamente dell'uno e dell'altro rappresentante sociale.


Andrea De Carlo, Macno, Bompiani, Milano 1981 (immagine dal link)


Il vero manifesto di questo "pensiero debole", secondo Gervasoni (Storia d'Italia...op cit., p.175), fu La fine della modernità di Gianni Vattimo. E il vero banco di prova di questo stato d'animo il clamoroso successo editoriale de Il nome della rosa di Umberto Eco (Bompiani, 1980), che mescolava alto e basso senza remore, accontentando un po' tutti i differenti tipi di pubblico.
Dal versante filmografico, invece, a rappresentare maggiormente il decennio secondo Fofi fu La voce della luna di Fellini, dove viene rappresentata una società "trionfante e festaiola, urlona, sporca, cicciona, internazional-dialettale, contenta nevroticamente di sé e del proprio, forse irrimediabile, disastro.(Prima il pane, op cit, p.153)
Parole che fanno impressione, visti gli sviluppi dell'ultimo decennio in Italia. A quanto pare si gettavano già le basi della catastrofe scoppiata in questi anni...
Per concludere, entrambi gli autori sono d'accordo all'unanimità sull'importanza delle opere di Gianni Celati, tra cui spicca Narratori delle pianure (anche se ad oggi il più raro e ricercato dell'autore risulta Comiche), di Aldo Busi e di Andrea De Carlo. Anche se si lamenta un numero troppo basso di esordi di qualità in letteratura.
Un giorno, forse, questi testi rappresentativi del decennio saranno ricercati e ben valutati.



I'm a lover of historic recognitions. I love to find connections in an age or in literary movements, making relations between books, movies or historic events that distinguished a group of years.
So, having analyzed the 60s and a part of 70s, now I'm researching 80s, about which I don't remember anything, for I was born in the beginning of it.
The first input came from the blogger Dr. Manhattan (about which I wrote), who in his Per il potere di Grayskull describes the objects that were typical of that years, in a little melancholic narration.
But I can't help but mention Giovanni Floris' Il confine di Bonetti, also dedicated to young generation from Eighties and the already mentioned Giampiero Mughini's Una casa romana racconta, although is not concentrated only on this topic (I'm still assimilating this book, deep of informations, curiosities, fantastic things).
What helped so much was Matteo Gervasoni's Storia d'Italia degli anni ottanta (Marsilio, 2010) and in the literary side Prima il pane by Goffredo Fofi (E/O, 1990), a collection of columns.
So came out that it was a very individualistic age, characterized by a "weak thinking", a term invented by the sociologist Gianni Vattimo.
Well-being, comforts diffused also in the middle-classes and the general satisfaction made people not to worry about anything but having fun, without complicating themselves a life with "useless" psychologic introspections or intelectual concepts and without filling their souls with ideologies.
In art this provoked the group created from nothing by the critic Achille Bonito Oliva, known as Transavanguardia (post): no ideologies, no ethic. Just pure art for art (Storia d'Italia...op cit., p.172).
Another important aspect was also the class leveling and the decreasing of the gap between low and high, in a society were people freely take trends from the lowest and highest social class.
The real manifest of this "weak thinking", according to Gervasoni, was Gianni Vattimo's (Storia d'Italia...op cit., p.175) La fine della modernità. And the real proof was the clamorous success of Umberto Eco's Il nome della rosa (Bompiani, 1980), that was mixing high and low, satisfying different publics. 
In movies, instead, the most significant was Fellini's La voce della luna (according to Fofi), that was showing a society that was: "successful and fun-loving, shouting, dirty, fat, international-dialectal, neurotically self-confident and happy about its irreparable disaster." (Prima il pane, op cit, p.153)
These are very impressive words, seen the latest years in Italy. So it seems that we were already creating our ruin.
To conclude, bot authors agree about the unanimity of the importance of Gianni Celati's works, especially of his Narratori delle pianure (although today's most scarce one is Comiche), Aldo Busi's and Andrea De Carlo's. Although they criticize a too low number of quality debut books.
Maybe one day these books will be sought after and good valued.

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