martedì 6 maggio 2014

L'arte ideologica di Fabio Mauri / Fabio Mauri's idelogical art

Filiberto Menna [a cura di], Fabio Mauri, Linguaggio è guerra, Marani, Roma 1975 (immagine dal link

Dopo Mario Ceroli (vedi mio post) e Giuseppe Chiari (post) non potevo non dedicare un post al terzo artista italiano degli anni Sessanta/Settanta che la critica tende a sottovalutare ma che, al contrario, meriterebbe una rivalutazione storica e di mercato: Fabio Mauri (Roma, 1926). 
La sua prima personale di rilievo risale al 1963 presso la galleria La Salita di Roma, che in quegli anni ospitò gli esordi della maggior parte degli artisti italiani destinati in seguito a raggiungere la fama (argomento correlato al post).
Un ottimo trampolino di lancio per continuare ad operare nell'ambiente romano allora molto fervente.
Ma la sua vera scuola fu nell'ambiente intellettuale milanese (frequentato prima del trasferimento a Roma), di cui ebbe la fortuna di far parte grazie al padre cofondatore della casa editrice Mondadori, dove peraltro lavorava lo zio di Fabio, Valentino Bompiani (il fratello di sua madre). Capitava così che personaggi del calibro di Luigi Pirandello, Ettore Petrolini o Filippo De Pisis fossero "di casa" negli ambienti che frequentava.
Nel 1942 infine fonda assieme a Pier Paolo Pasolini la rivista di arte e letteratura "Il Setaccio", ad oggi piuttosto rara e ben valutata (chi la volesse reperire, forse può ancora trovarla presso La Rivisteria Ferraguti, libreria specializzata in riviste).
Nonostante la vita agiata e i buoni contatti, Mauri rimase sempre un animo sensibile e la tragedia dei campi di sterminio (non vissuta in prima persona) provocò in lui un tale turbamento da farlo ricoverare più volte in clinica psichiatrica.


Cesare Vivaldi, Fabio Mauri, Studio D'Arte Toninelli, Roma 1969 (immagine dal link)

L'incontro decisivo per lo sviluppo della sua arte fu quello con Alberto Burri, che condizionò i suoi collages degli anni Cinquanta, anche se gli apporti furono molteplici e riguardarono anche l'interesse nei confronti dei dipinti di Yves Kline e Cy Twombly. 
A partire dagli anni Settanta la sua arte assunse una coloritura fortemente ideologica e concettuale, concentrandosi soprattutto sulle performances (ad esempio L'Ebrea del 1971, dove riflette sull'antisemitismo nazista) di grande impatto emotivo.


Un'immagine della performance L'Ebrea, 1971 (immagine dal link)

I due cataloghi che vi propongo, sempre ben prezzati e di difficile reperibilità, sono entrambi molto importanti per comprendere la sua carriera e fondamentali per chi volesse collezionare i libri di Mauri. 
Il primo (valutato sui 200-300 euro) è un catalogo-libro d'artista composto da una selezione di riproduzioni fotografiche, trasformate da tagli e montaggi, tratte da riviste inglesi e tedesche della seconda guerra mondiale. Su ogni fotografia c’è un timbro con la scritta “Language is war” e, come viene spiegato sul sito dell'artista "La composizione frontale e simmetrica dell’immagine consente una lettura al rallentatore anche quando il soggetto rappresentato è in movimento, privando le immagini di ogni possibile traccia di pathos. L’intento di Mauri è quello di approfondire il discorso sulla pluralità dei linguaggi ideologici che vengono manipolati dalle società nella lotta per la conquista della supremazia ideologica. Il linguaggio risulta essere un’arma, quindi linguaggio è anche guerra.
Le stesse immagini sono state esposte in serie, come un’installazione, nel 1975 in Foto e idea, Museo Civico di Parma. Nel 1978 a Vancouver al Western Front Society."
A titolo di curiosità, il manifesto della performance è stato venduto per 82 dollari in asta Ebay.
Il secondo, invece, un po' meno raro ma con critiche illustri (Villa, Ballo, Dorfles, Vivaldi ecc.) e fotografia di Claudio Abate e altri fotografi importanti, è un libro di pregevolissima fattura composto da pagine in bianco e nero e veline semi trasparenti nere che raffigurano alcune sue opere. La data di stampa piuttosto precoce fa di questo libro un documento imperdibile del suo operato.



After Mario Ceroli (post) and Giuseppe Chiari (post) I couldn't help but dedicate a post to the third Italian artist from 60/70s who is usually undervalued and who is, on the contrary, very interesting both on historic and market side: Fabio Mauri (Rome, 1926).
His first important solo exhibition was in 1963 at the La Salita gallery in Rome, which hosted the main part of the Italian emergent artists who are now very famous (read my post).
So the Roman fervent environment was very promising for his career.
But his real school was in the Milanese's one, to which he took part before moving to Rome and to which he partecipated thanks to his father who was the co-founder of Mondadori publishing house, where besides was working his uncle Valentino Bompiani (his mother's brother). So often was happening to hang out with famous people like Luigi Pirandello, Ettore Petrolini or Filippo De Pisis.
In 1942 he founded with Pier Paolo Pasolini art and literature magazine "Il Setaccio", now quite scarce e good valued (for those who want to buy it, maybe the La Rivisteria Ferraguti - specialized in magazines - still has a copy of it).
Anyway, despite his rich life, Mauri remained always a turbolent soul, deeply shocked by stermination camps, although he didn't personally experience it. Due to that he went several times to psychiatric.
The knowledge of Alberto Burri was decisive for his art developing and conditioned his collages from 50s, although influences were many and regarded also Yves Kline's and Cy Twombly's art.
From 70s on, his art became very political and ideological, concentrating especially on very emotional performances (for ex. L'Ebrea, 1971, where he reflects about Nazi Antisemitism).
The two catalogues I'm suggesting, always well priced and scarce, are both very important to understand his career and foundamental for those who want to collect his books.
The first one (priced about 200-300 euros) is a catalogue-artist's book composed by a selection of photographies transformed by cuttings and assemblations, took from English and German magazines from the Second World War. In each picture there are words "Language is war" and, as they explain in his website: "The frontal and symmetrical composition of the image allows a slow-motion reading even when the subject is in motion, depriving from it every possible mark of pathos. Mauri's intent was to get deep in the topic of the plurality of ideological languages, which are manipulated by the society in the fight to conquer ideological supremacy. The langauge is always a weapon, so the language is war. The same pictures were exposed in series in an installation at the Foto e idea, Museo Civico di Parma. In 1978 also in Vancouver at the Western Front Society." (translation is mine)
Just for curiosity, the manifest of that performance was sold on Ebay for 82 dollars.
The second one, instead, is less rare but it has prestigious critics (Villa, Ballo, Dorfles, Vivaldi etc.) and good photographies by Claudio Abate and other important artists. It's made by black and white pages with semi-transparent black tissues that show his works. The early printing date makes this catalogue an important document for his work.

2 commenti:

  1. Proprio ieri sono fortunosamente entrato in possesso del catalogo Fabio Mauri - Opere e Azioni 1954 1994, mostra tenuta a Roma al Palazzo delle Esposizioni nel 1994.

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    1. Immagino a molto meno... Mauri è molto interessante e sempre più si stanno accorgendo di lui fortunatamente

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