David Foster Wallace, Infinite Jest, Little Brown, Boston 1996 (immagine dal link) |
Ci vorrebbe qualcuno che ci avvertisse del pericolo di iniziare certi libri... in effetti io ero stata ammonita in una recensione di un ragazzo sul sito Anobii, che invitava i lettori a “non farlo”.
E aveva ragione... ma il richiamo era irresistibile e ho voluto ugualmente iniziare uno dei capolavori della letteratura contemporanea americana, edito in Italia dalla Einaudi.
Si tratta di un Ulisse in salsa postmoderna, come è stato felicemente definito dallo scrittore Pietro Spirito, dallo stile molto innovativo, denso, ironico, complicato, intelligente e tanto altro.
Come si fa a spiegare la trama? Nel libro si susseguono malati di depressione, tennisti stressati, persone con dipendenze da droga e tutto il genere umano problematico. Io sono ancora lontana dalla fine, ma inizio a entrare nella logica Wallaciana e la cosa mi intriga.
L’autore è morto suicida nel 2008, dopo una lunga depressione mai guarita.
È impressionante come una persona in quello stato psicofisico sia riuscita ad essere così brillante ed esilarante nei suoi romanzi, anche parlando della propria malattia e facendolo sempre con distacco ironico. E infatti proprio per le sue qualità letterarie in America è ancora molto amato e collezionato: si veda ad esempio le quotazioni di Infinite Jest, che stanno aumentando con gli anni e vanno dai 500 ai 2000 euro.
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